Il 2021 ha rappresentato un’annata iconica per il settore delle criptovalute, che sono passate dall’essere un fenomeno di nicchia a uno ormai mainstream.
Oggi ci sono più di 16.000 criptovalute in circolazione, guidate dal bitcoin. I volumi di scambio giornalieri totali sono stimati a oltre 275 miliardi di dollari su più di 400 piattaforme. Tutti i governi dei paesi OCSE proprio in queste settimane stanno gradualmente adottando misure che riescano ad imbrigliare il mercato blockchain e ad uniformare le criptovalute alle altre asset class tradizionali. Non stupisce quindi immaginare che come il 2021 sia stato l’anno della svolta, il 2022 potrebbe essere ricordato come quello della regolamentazione.
Tuttavia questi tentativi di controllo da parte dei governi e delle istituzioni pubbliche stanno incontrando moltissime difficoltà dovute alla natura intrinseca delle criptovalute che differisce da qualsiasi altro fenomeno precedentemente regolamentato.
“Non dobbiamo dimenticare – commenta Federico Pacilli Federico Pacilli, CEO di CryptoBooks e Presidente della Xriba Association – che questi strumenti nascono dalla volontà di creare un sistema di scambio della ricchezza peer to peer, cioè in cui due persone possono scambiarsi ricchezza digitalmente senza dover contare su intermediari. Si tratta quindi di un sistema resistente a qualsiasi forma di controllo o mediazione attuata da istituzioni centralizzate come quelle statali”.
Moltissime piattaforme cripto non fanno capo a aziende o istituzioni, non richiedono l’identificazione dell’utente e offrono una varietà di servizi finanziari unici che difficilmente sono assimilabili a servizi offerti dalla finanza tradizionale. A tutto questo si aggiunge la quantità di transazioni che vengono effettuate da ogni utente, spesso centinaia se non migliaia.
“Tuttavia – prosegue Pacilli – le istituzioni hanno accettato la sfida e non si stanno tirando indietro, anzi stanno giocando d’astuzia focalizzandosi sulle porte d’ingresso al mondo cripto: gli exchange. Queste sono le uniche piattaforme che permettono di scambiare valute fiat per criptovalute e facendo capo ad aziende legalmente riconosciute e con licenza, sottostanno quindi a tutte le regolamentazioni di antiriciclaggio”.
Estendendo gli obblighi di segnalazione delle operazioni di scambio agli exchange, le istituzioni statali si assicurano potenzialmente il controllo di tutti i movimenti in entrata e in uscita dal mondo blockchain.
“Con questa richiesta di informazioni – aggiunge il Ceo di CryptoBooks – è facile immaginare che presto seguiranno norme fiscali mirate che imporranno definitivamente ai possessori di criptovalute di attrezzarsi per essere in grado di mettere a disposizione degli organismi preposti documentazioni complete e aggiornate in tempo reale.
La costante evoluzione sia tecnologica che normativa sta generando una crescente domanda di nuovi professionisti che sappiano analizzare le transazioni blockchain, interpretare la normativa e guidare i possessori di criptovalute in questa nuova fase. Contestualmente la complessità di questo paradigma e la quantità di dati da gestire sta portando alla nascita di nuovi strumenti di contabilizzazione specializzati nel settore blockchain che possano evitare ore e ore di calcoli complessi e ricerche a commercialisti e consulenti fiscali.
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Se da un lato, quindi, la regolamentazione delle criptovalute impone grandi sfide a governi e istituzioni, dall’altro questo genera anche nuovi scenari di mercato, aprendo la strada a soluzioni per la gestione degli asset digitali che ne spingeranno ancora di più l’adozione di massa.